La prosperità commerciale di Trieste
Restauro conservativo Tecnica olio su tela
Pittore: Cesare Dell'Acqua
Nascita: 22 luglio 1821, Pirano Slovenia
Decesso: 16 febbraio 1905, Regione di Bruxelles- Capitale, Belgio
Olio su tela, cm 258 x 450, firmato e datatao in basso a sinistra
Caesar / Dell'Acqua /civis Tergestinus / faciebet / anno MDCCCLXXVII
Il 2 luglio 1875 la Delegazione municipale delibera la commissione dell'opera al pittore. L'enorme tela si sarebbe collocata in una "specchiatura" predisposta in parete dietro il seggio presidenziale della nuova sala del Consiglio nel Palazzo Municipale di Trieste di recentissima edificazione.
Già alla fine dell'anno il pittore aveva trasmesso lo schizzo, accompagnato da una dettagliata descrizione che corrisponde in tutto al risultato finale. Vale la pena di trascriverla qui integralmente per conoscere l'opera, visto che essa oggi è assai difficile da reperire.
Trieste, in sponda al mare, là dove sorge la parte nuova della Città, raffigurata da maestosa donna, ravvolta in romano paludamento – perché antica colonia romana – dai colori cittadini, e cinto il capo da corona rostrata, impugna a guisa di scettro, un remo-timone, simile al Gubernaculum delle navi antiche, a di notare la sua importanza sul mare. La larga pala del remo porta l’emblema della città. Tutto all’ingiro spira brio di giovinezza, vita, attività. Aria di festa circonda la scena, raggiante di quella luce azzurra, propria del nostro bel cielo. Verso Trieste personificata, muovono, scendendo un naviglio a vapore, tributanti le nazioni dell’Oriente, ai cui porti fanno scalo i nostri navigli. Due vigorosi triestini saldamente ormeggiano il naviglio, sulla cui antenna sventola il vessillo portante il motto < Prosperiatas >. Fra le portatrici di tributi, primeggia in ricco costume nazionale, la donna simboleggiante Greci e Albania, che reca uve, fichi e un piccolo braciere, in cui ardono incensi, su ricco piatto d’oro. A sinistra, velata, l’accompagna la Turchia con arredi orientali, recante il prezioso caffè. Dietro d’essa l’egizia Fellah con ramo di datteri, s’unisce l’India tenendo entrambe una scritta: < Suez >. All’estremo limite a sinistra s’avanzano Persia e China, poi la Dalmazia in costume Morlacco. Vicine ci stanno l’Istria e la Sicilia distinte, la prima dal caratteristico cappello da salinara, l’altra per i suoi agrumi che offre in apposito canestro. Nel mezzo escono dalla stazione ferroviaria, prima L’Ungheria nel costume dei pastori di quella contrada coll’accetta caratteristica allusione al taglio dei boschi, ossia al traffico dei legnami. Poi la Boemia con ricca coppa di cristallo, indi la Carintia e la Stiria colla picca dei minatori. La Moravia reca i panni ed i vari prodotti dei suoi opifici. Tra questi due gruppi, sulla riva lontana, alcuni mori sbarcano cotoni e zuccheri da una nave americana. Appiè del seggio di Trieste, da superba donna è simboleggiata la Storia che annota e accenna ai ruderi di edifizi romani, ruderi esistenti nel Civico Museo Archeologico, ed istruisce dei fanciulli sull’origine della loro patria. Un fanciullo disegna da un basso - rilievo ed un ragazza investiga il senso d’una descrizione – allusione all’istruzione delle scuole comunali. A destra l’Architettura coronata d’ovoli architettonici col piano del palazzo di città, con compasso e squadra, invita la Pittura e la Scultura a muovere verso la città per illustrarla con le belle arti. La Scultura, vaga donna di nobile profilo greco in bianca veste, tiene in mano scalpello e mazzuolo, la Pittura distinta dalla tavolozza e pennelli, veste il ricco costume veneziano del secolo del Rinascimento – epoca della somma gloria delle arti italiane. Nel fondo del quadro, in distanza apparisce indicato il golfo, sull’alto, l’antica Basilica di San Giusto, poi il Palazzo Municipale, la Stazione Ferroviaria, la Cupola del Palazzo Carciotti – allusione alla numerosa colonia greca qui dimorante. E dall’alto, fra i due gruppi principali, esce leggiadra figura muliebre adolescente: la Telegrafia, che, guidandosi sui fili conduttori si volge verso Trieste e la presenta su d’un cartello il saluto delle genti: “Ave Tergeste Te Labore Prosperam Salutant Gentes “